La scomparsa di Angela Donati

(Bologna 31.1.1942 13.10.2018)

La Scuola Archeologica Italiana di Cartagine annuncia con grande dolore l’improvvisa scomparsa della Socia Onoraria Angela Donati, indimenticabile Maestra e generosa amica, avvenuta  a Bologna il 13 ottobre 2018. Come non ripensare agli ultimi incontri, come per il Plumbum Litteratum organizzato dall’Universitat de Barcelona (Instrumenta Inscripta VIII) all’Institut d’Estudis Catalans, a Barcellona qualche settimana fa (5-7 settembre), in un momento di serenità e di gioia, fino alla cena al Port Vell? Le dobbiamo tantissimo a partire dai suoi anni sassaresi quando fece bandire — ormai oltre 40 anni fa — il concorso di Assistente di storia romana alla Facoltà di Magistero.

Le sue numerose ed originali pubblicazioni affrontano aspetti tra i più complessi della disciplina e spaziano sul piano geografico su tutto l’impero romano.

Angela Donati è stata professore ordinario di «Epigrafia e antichità romane» nell’Università di Bologna dal 1976; precedentemente ha insegnato «Antichità greche e romane» e «Storia romana» (nelle Università di Sassari e di Bologna); dall’a.a. 2013-14 ha insegnato come professore a contratto «Geografia storica dell’antichità». È stata per sei anni Direttore del Dipartimento di Storia Antica; è stata Presidente del Corso di Laurea in Lettere (quadriennale e triennale) e della Commissione Didattica della Facoltà di Lettere e Filosofia; dal 2008 al 2010 ha coordinato il Dottorato di Ricerca in Storia dell’Università di Bologna; dall’a.a. 2010-11 è stata Direttore del Dipartimento di Storia Antica dell’Università di Bologna; dall’a.a. 2010-11 è stata Direttore della Scuola di Dottorato in Scienze Umanistiche; dal dicembre 2002 Presidente della Deputazione di Storia patria per le province di Romagna. Dirigeva con Maria Bollini e con me la rivista Epigraphica. Periodico Internazionale di Epigrafia e le collane di studi «Epigrafia e Antichità» e «Studi di Storia Antica».

Segretario Generale della Association Internationale d’Épigraphie Grecque et Latine dopo Heikki Solin dal 2002 al 2012 (eletta nei Congressi Internazionali di Barcelona e di Oxford ); è stata membro della Commissione per le Inscriptiones Italiae della Unione Accademica Nazionale e della Commissione per le Rencontres Franco-Italiannes pour l’épigraphie du monde romaine; socio di Accademie e Società scientifiche italiane e straniere (fra le altre, la Pontificia Accademia Romana di Archeologia; l’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Modena; l’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna; la Real Academia de Buenas Letras di Barcellona); membro del Comitato Scientifico della nostra Sylloge Epigraphica Barcinonensis e di Caesaraugusta (Zaragoza), nonché dei Congressi Internazionali «L’Africa romana».

È stata nominata «valutatore di progetti scientifici» da: Ministry of Sciences and Environmental Protection della Repubblica di Serbia; Union der Deutschen Akademien der Wissenschaften; Generalitat de Catalunya (AGAUR), MIUR.

Ha fatto parte di Commissioni per il conseguimento del titolo di Doctor Europaeus delle Università di Bordeaux e della Università Autonoma di Barcellona.

Ha studiato e pubblicato collezioni epigrafiche dell’Italia; si è occupata di problemi dell’officina epigrafica romana, di temi di carattere istituzionale. Ha curato l’allestimento di Musei Lapidari e di Mostre dedicate ad aspetti del mondo classico (e.c. Giulio Cesare. L’uomo, le imprese, il mito, Roma 2008-2009; Cleopatra, Roma 2012, poi Paris 2014, Singapore 2015). Professore Emerito di Epigrafia e antichità romane nell’Università di Bologna. Per ricordare il suo Maestro aveva istituito, grazie

alla generosità del suo Editore, il Premio Giancarlo Susini per giovani ricercatori.

Angela Donati è stata — per usare le parole di Giancarlo Susini — «il primo professore di Storia romana nell’Ateneo sassarese fin dal 1974», dove aveva assegnato alcune tesi di demografia storica: dieci anni dopo, aprendo assieme ad Azedine Beschaouch il terzo dei convegni de L’Africa Romana ricordava lei stessa che all’Università di Sassari la legavano sul piano scientifico, intensi comuni programmi di ricerca e, sul piano umano, il riconoscimento di una radice e di una matrice di autentico e schietto spirito amico. Allora vorrei far prevalere il ricordo dell’amica cara davvero, che aveva scelto nella ricerca di far brillare il proprio impegno sociale e politico, con dedizione, con finezza, lungi dalla retorica, con generosità, con la capacità di scoprire i talenti dei giovani allievi, come negli ultimi giorni con le fulmine e pubblicazioni su Epigraphica degli articoli che presentavano scoperte e novità da tutto l’ecumene romano, correggendo pazientemente, indirizzando, suggerendo, sempre con uno sguardo paziente e partecipe. Già nella Presentazione del secondo volume dell’Africa Romana nel 1985 ricordava il tema dei collegamenti tra le due sponde del Mediterraneo sul piano della ricerca scientifica ma anche delle relazioni tra le persone, gli studiosi, la gente comune: se c’è un simbolo di questi contatti sono le navi dell’ipogeo di Ercole Salvatore a Cabras da lei raccontate negli studi in onore di Piero Meloni, un monumento sul quale era tornata con noi proprio sul numero di Epigraphica del 2018. Nel saluto come segretaria generale dell’AIEGL al convegno di Tozeur del 2002 ricordava di aver vissuto i nostri incontri fin dai loro primissimi passi con Marcel Le Glay e sempre li aveva seguiti nel loro vagare tra diversi luoghi della Sardegna, dell’Africa e della Spagna, come a Siviglia dove aveva aperto il convegno con una lezione magistrale firmata assieme a Raimondo Zucca sulle ricchezze dell’Africa. A lei dedicheremo il XXI dei nostri incontri a dicembre a Tunisi, presso la Scuola archeologica italiana di Cartagine di cui era voluta diventare socia onoraria.

L’abbiamo ammirata per le sue straordinarie doti di organizzatrice di incontri internazionali già agli esordi del programma Erasmus e l’abbiamo osservata scrivere l’introduzione a tanti volumi diversi in un orizzonte larghissimo, riuscendo a sintetizzare con parole semplici obiettivi e orientamenti nuovi, spaziando come il suo Maestro dalle singole schede e dagli aspetti tecnici dell’officina lapidaria fino alle grandi sintesi, desiderosa di manifestare concretamente il più grande rispetto per le tradizioni culturali e religiose, per la profondità delle diverse storie e delle diverse culture, per il patrimonio identitario, con la consapevolezza che esistono variabili geografiche e cronologiche nel momento in cui culture diverse entrano in contatto, sempre evitando di perdere la concretezza e di piegare il dato scientifico a schemi ideologici. Contro le semplificazioni che non danno conto della complessità della storia.

Eppure non ha mai rinunciato ad un puntualissimo lavoro di indicizzazione analitica per la rivista e per le Monografie delle sue Collane «Epigrafia e Antichità» e «Studi di Storia Antica», che pubblicava con Vittorio Lega. I suoi lavori sull’urbanizzazione, la storia militare, la flotta, la vita religiosa, gli imperatori, i cippi itinerari, i termini agrimensori, i carmina, l’instrumentum come a Barcellona poche settimane fa, la fase paleocristiana, la storia della disciplina partendo dai tardi umanisti fino a Bartolomeo Borghesi e Theodor Mommsen e oltre, i musei come a Rimini o a Cesena, la didattica dell’epigrafia, sempre con una acutissima attenzione per le scritture antiche, per la produzione culturale, il rapporto tra demografia e società, con l’emozione e la passione per la scoperta anche la più minuta, con una straordinaria capacità di mantenere uno sguardo freschissimo e di entrare in contatto con il mondo antico: il ruolo della geografia nella storia, dalla Cispadana fino al Danubio, alla città mesica di Ratiaria (Archar) o alla celtica Carnuntum, all’Augusta Bilbilis patria di Marziale in Iberia, ad Alessandria in Egitto, a Zama Regia in Bizacena, fino alla Thuburnica fondata da Gaio Mario in Numidia già nel suo primo lavoro su Studi Romagnoli del 1964.

Parlando a nome dei colleghi delle Università di Cagliari e di Sassari ma anche di tanti colleghi magrebini che l’hanno conosciuta e le hanno volute bene, credo di poter dire che un pezzo di noi se ne è andato per sempre e sentiamo il senso di una perdita irreparabile, eppure sono convinto che le sue opere non invecchieranno nel tempo, ma resterà soprattutto il sapore della novità, il ricordo di una generosità e di una disponibilità senza eguali, la preziosa funzione di collegamento, un punto fermo al quale guardare sempre con ammirazione, con il desiderio di emulazione. Un poco con invidia. A me personalmente resta il ricordo dolce di un’amica e la consapevolezza di un debito che è aumentato giorno per giorno. Con le tante confidenze, fino ai suoi imminenti splendidi progetti per la rivista Epigraphica, che cercheremo di mettere in pratica con lo spirito giusto. Era orgogliosa del titolo di Professore Emerito di Epigrafia e antichità romane nell’Università di Bologna.

In occasione della Santa Messa a San Domenico a Bologna, il 17 ottobre Riccardo Vattuone ha voluto ricordare il passo di Giobbe 19, 23 ss., che tanto la emozionava: «Oh, se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, / fossero impresse con stilo di ferro e con piombo, per sempre s’incidessero sulla roccia!».

Cara Angela, se veramente la morte non è niente e non conta (Death is nothing at all. It does not count), perché sei solamente passata dall’altra parte, come scriveva Henry Scott Holland, asciughiamo le lacrime dei tuoi familiari, dei tuoi colleghi, dei tuoi studenti, e ti lasciamo andare in pace con le parole antiche di una grande poetessa, «che la terra ti sia finalmente lieve» (Alda Merini, Terra d’Amore, 2003).

Attilio Mastino