Una recensione di Emanuele Gentile al volume su Carthage

AA.VV. “Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique” (Institut National du Patrimoine/Saic/Agence de Mise en valeur du Patrimoine et de la Promotion Culturelle)

Un meraviglioso omaggio a una delle città più importanti della storia del Mediterraneo
di Emanuele G. – domenica 20 gennaio 2019

Sono venuto a conoscenza della pubblicazione di “Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique” consultando la pagina Facebook della Scuola Archeologica Italiana di Cartagine (in sigla: SAIC) e per me è stato un colpo di fulmine. Si un vero e proprio colpo di fulmine in quanto da sempre sono amante della storia del Mediterraneo. E Cartagine di questa storia ne è stata protagonista assoluta. Anzi la città faro. Non per nulla il libro utilizza due termini per definirla (intendo dire Cartagine): “Maîtresse” e “Capitale”. “Maestra” del Mediterraneo e “Capitale” dell’Africa. Sans va sans dire che i due topoi di riferimento per la millenaria storia di Cartagine sono rappresentati per l’appunto dal Mediterraneo e dall’Africa. Entità geografiche che hanno costruito il DNA su sui si è evoluta la sequela storica della città situata nell’odierna Tunisia.

Il libro nasce da un accordo fra enti di studio e ricerca sulla storia e la valorizzazione del patrimonio della Tunisia nonché sull’archeologia cartaginese quali l’Institut National du Patrimoine, la già citata Saic e l’Agence de Mise en valeur du Patrimoine et de la Promotion Culturelle. Il pool di ricercatori è stato coordinato dai professori Samir Aounallah e Attilio Mastino, mentre l’adattazione è opera dei professori Francois Baratte e Louis Maurin. Il voluminoso volume – è proprio il caso di dirlo! – è stato pubblicato a gennaio dell’anno scorso e consta di oltre 400 pagine.

“Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique” è un’opera monumentale in quanto per la prima volta si opera una sintesi approfondita e puntuale sulla città di Cartagine. Fino ad oggi erano sì stati pubblicati libri su tale illustrissima città. Tuttavia erano parziali e non onnicomprensivi. Per la prima volta, dunque, Cartagine è oggetto di uno straordinario lavoro di analisi, sintesi e studio a 360° gradi che comprende tutti gli aspetti atti a conoscere a fondo l’identità della “Città Nuova”. In fenicio Cartagine significa “Città Nuova” in quanto furono proprio i fenici provenienti da Tiro a fondarla nel IX° secolo avanti Cristo.

Tale meraviglioso volume diventerà certamente un c.d. “livre de chevet” perché finalmente contribuisce in maniera decisiva e puntuale a delucidare sui mille aspetti della storia di codesta sublime città. Un esempio su tutti. Si crede che la storia di Cartagine finisca con la III^ Guerra Punica. Niente di più sbagliato. Cartagine ha continuato ad avere un’importante e splendida funzione storica fino alla dominazione araba. E’ con gli arabi che Cartagine termina la sua sequela storica. Fra la sua fondazione e la sua fine, Cartagine ha svolto un ruolo di primaria importanza – come pochi – nella storia del “Mare Nostrum”. Aspetto che dovrebbe essere meglio evidenziato dall’insegnamento della storia nelle scuole italiane. Un insegnamento spesso lacunoso e superficiale.

Il libro è una caterva di informazioni, annotazioni, riflessioni e puntualizzazioni da lasciare davvero sorpresi. Piacevolmente sorpresi. “Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique” non è un semplice libro di storia. Tengo a precisare tale concetto. Si affronta la complessa e maestosa materia operando mediante un lavoro memorabile di sintesi fra un’infinità di elementi. Abbiamo la storia tout court. Abbiamo l’epigrafia. Abbiamo l’archeologia. Abbiamo l’economia. Abbiamo le arti. Abbiamo la geografia. Abbiamo la linguistica. Abbiamo la religione. Abbiamo la geopolitica. Abbiamo la sociologia.

Insomma, Cartagine viene analizzata sotto ogni aspetto. Senza risparmiare sforzi e lavoro. Quando si giunge alla fine del volume si ha la sensazione di una profonda soddisfazione da parte di chi ha letto “Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique”. E’ il piacere, cioé, di essere riusciti ad entrare in perfetta sintonia con lo spirito più autentico e possente della millenaria storia di Cartagine. “Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique” è una meravigliosa opera culturale perché soddisfa in pieno l’obiettivo di qualsiasi iniziativa culturale: ossia la voglia di sapere. Mi sono fatto un bel regalo davvero volendo abbracciare questo volume che ha fin da ora un posto di preminenza nella mia personale biblioteca.

E visto quanto sta accadendo nel Mediterraneo una maggiore attenzione alla sua storia – storia facondissima di cui Cartagine è una pietra preziosa senza pari – non sarebbe atto inverecondo e avventanto. Anzi…

Nominato il Comitato Scientifico e il Comitato di redazione di Epigraphica 2019

 
Il Comitato Scientifico di “Epigraphica” sarà composto da:
 
Attilio MASTINO, direttore <mastino@uniss.it>
Maria BOLLINI, condirettore <maria.bollini@unife.it>
Giulia BARATTA (Macerata) <giubaratta@yahoo.de>
Alain BRESSON (Bordeaux) <abresson@uchicago.edu>
Antonio M. CORDA (Cagliari) <mcorda@unica.it>
Paola DONATI <paola.donati@unibo.it>
Giovanni MARGINESU (Sassari) <marginesu@uniss.it>
Marc MAYER (Barcelona) <mayerolive@yahoo.es>
Stephen MITCHELL (Exeter) <mitchank@gmail.com>
Paola RUGGERI (Sassari) <ruggeri@uniss.it>
Antonio SARTORI (Milano) <antonio.sartori@fastwebnet.it>
Marjeta ŠAŠEL KOS (Ljubljana) <mkos@zrc-sazu.si>
Manfred SCHMIDT (Berlin) <mgs@custos-corporis.com>
Christian WITSCHELL (Heidelberg) <christian.witschel(at)zaw.uni-heidelberg.de>
Raimondo ZUCCA (Sassari) <momoz1967@gmail.com>
 
Il Comitato di redazione sarà composto da:
Valeria CICALA <Valeria.Cicala@regione.emilia-romagna.it>
Maria Bastiana COCCO <mbcocco@uniss.it>
Piergiorgio FLORIS <pgfloris@unica.it>
Federico FRASSON <federico.frasson@gmail.com>
Daniela RIGATO <daniela.rigato@unibo.it>.
 
Nella foto: Dougga, tempio di Caelestis 

ÉCOLE ARCHÉOLOGIQUE ITALIENNE DE CARTHAGE Documentation, Formation et Recherche

SAIC. SCUOLA ARCHEOLOGICA ITALIANA DI CARTAGINE

Documentazione, formazione e ricerca

ÉCOLE ARCHÉOLOGIQUE ITALIENNE DE CARTHAGE

Documentation, Formation et Recherche

 

Qui nous sommes

La « Scuola Archeologica Italiana di Cartagine. Documentazione, formazione e ricerca (SAIC) » est une Société Scientifique sans but lucratif, qui vise à promouvoir la coordination entre les initiatives de la coopération culturelle italienne dans la région méditerranéenne. De cette façon, elle souhaite appuyer les possibilités de recherche, formation et diffusion des connaissances et mettre en valeur les apports de chaque initiative individuelle, tout en contribuant activement au dialogue interculturel et aux politiques de développement de la Tunisie et plus généralement des Pays du Maghreb   

SAIC«ScuolaArcheologicaItaliana di Cartagina. DocumentazioneFormazione e ricerca»

Fondée en Février 2016, la SAIC se propose comme la voix de la communauté scientifique italienne intéressée aux civilisations de la Méditerranée ancienne, au sujet des sciences historiques, archéologiques et de l’Antiquité, l’histoire de l’art, la conservation, la restauration et la mise en valeur du patrimoine culturel.

La SAIC est en pleine croissance, en raison du nombre toujours croissant de tous ceux qui demandent d’y adhérer, à la fois des chercheurs spécialistes, des institutions, des départements universitaires et des centres de recherche, tant en Italie qu’en Tunisie, en France, en Espagne.Le Statut de la SAIC prévoit un nombre limité de « Membres Ordinaires » (ceux qui sont promoteurs de projets de recherche dans les pays de l’Afrique du Nord et les représentants des institutions signataires d’accords de coopération transfrontalière), de nombreux « Membres Honoraires » (ceux qui sont ou qui ont été engagés dans la recherche, la formation, la documentation et la préservation du patrimoine culturel, ainsi que les étudiants de disciplines liées aux domaines scientifiques connexes) et des « Membres Bienfaiteurs » (personnes physiques ou morales qui soutiennent les activités de la SAIC par des donations ou par d’autres formes d’aide). Il y a enfin la catégorie des « Membres Correspondants » formée par des collègues étrangers ou vivant à l’étranger. La participation à la vie de la Société est définie par un Règlement intérieur élaboré par le « Conseil Scientifique » et adopté par l’« Assemblée » des Associés.

La SAIC est autonome, mais elle fonctionne d’un commun accord avec les autorités locales concernées (pour la Tunisie : l’Agence de Mise en Valeur du Patrimoine et de Promotion Culturelle et l’Institut National du Patrimoine), avec le Ministère des Affaires Etrangères et la Coopération Internationale italien, l’Istituto Italiano di Cultura et l’Ambassade d’Italie à Tunis, d’une part, et avec beaucoup d’autres associations académiques et scientifiques, Fondations, Universités, Institutions régionales, nationales et internationales de l’autre, tant pour la coopération que pour l’appui ou le patronage.

 

SAIC soutient ses initiatives grâce à la contribution de plusieurs bienfaiteurs, notamment la Fondazione di Sardegna, et aux cotisations de ses adhérents.ت  Où nous sommes

L’École Archéologique Italienne de Carthage a plusieurs sièges, en Italie et en Tunisie.

Le siège principal et statutaire se trouve auprès de l’Université de Sassari, Dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione, Viale Umberto, 52 (07100 – Sassari).

Le centre opérationnel en Tunisie est basé à l’Istituto Italiano di Cultura, 80, avenue Mohamed V (1002 – Tunis).

Dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione, Viale Umberto, 52 (07100 – Sassari)

 

L’administration du site et la rédaction de la Revue de la SAIC sont installées à l’Université de Cagliari, Dipartimento di storia, beniculturali e territorio, section Cittadella dei Musei, Piazza Arsenale, 1 (09124 – Cagliari).

La « Bibliothèque SabatinoMoscati », crée par la SAIC, est en Tunisie : elle a été initialement établie dans les locaux de l’Agence de Mise en Valeur du Patrimoine et de Promotion Culturelle, Rue Chott Meriam – Monplaisir (1002 – Tunis), et ensuite placée dans les locaux du Musée National de Carthage, Place de l’UNESCO – Colline de Byrsa (2016 – Carthage).

 

Dipartimento di storia, beniculturali e territorio, section Cittadella dei Musei, Piazza Arsenale, 1 (09124 – Cagliari).

Ce que nous faisons

L’objectif général de l’École Archéologique Italienne de Carthage est d’agir dans le domaine de la documentation, la formation, la recherche, la conservation et la mise en valeur du patrimoine archéologique.

Pour ce faire, le « Président » de la SAIC conclut des accords de coopération scientifique avec les institutions chargées de l’enrichissement, de la sauvegarde et de la valorisation du patrimoine culturel. L’École contribue à la formation des jeunes et encourage l’organisation de cours intensifs, des stages, des masters et des doctorats, par le biais d’accords signés avec les universités italiennes et étrangères.

Elle organise aussi des symposiums, des conférences et des séminaires sur la protection du patrimoine et la coopération culturelle.

 

La SAIC a également créé une bibliothèque spécialisée dans les domaines de l’archéologie, des sciences de l’Antiquité, de l’histoire de l’art et des technologies appliquées au patrimoine culturel. Cette bibliothèque, qui est intitulée à SabatinoMoscati, a été inaugurée à Tunis le 6 Octobre 2017, par le don généreux de plus de 6.000 livres appartenant à l’illustre maître italien, qui ont été offerts par ses héritiers, ses deux filles Laura et Paola Moscati. L’École contribue maintenant à l’accroissement et à la mise en œuvre de la bibliothèque, par des volumes supplémentaires donnés par les Associés, son catalogage et son utilisation en ligne.

 

La SAIC a également démarré un projet éditorial pour la diffusion rapide des résultats de la recherche de ses Associés et de ceux qui en partagent intérêts et objectifs scientifiques. En effet, une nouvelle Revue (CaSteR) a été créée à périodicité annuelle et une nouvelle série de volumes (« Le monografiedella SAIC ») a été mise en place. Parallèlement, un Site web et une Page du réseau social Facebook ont ​​été conçus pour tous ceux qui s’intéressent à l’Afrique du Nord et à la Méditerranée antique.

 

Nos publications

CaSteR, « Cartagine. Studi e Ricerche », est une Revue de recherche de libre accès, parrainée par un Conseil scientifique international et évaluée par un Comité de lecture (open acces et peerreviewed). Elle se trouve dans les principaux moteurs d’indexation bibliographique, classée comme Revue scientifique internationale par l’European Reference Index for the Humanities and Social Sciences (ERIH Plus). CaSteR est publiée annuellement à partir de 2016, en deux éditions, en ligne et sur papier.

Parallèlement, la série « Le monografiedella SAIC » est une initiative lancée en 2017, elle aussi en deux éditions, en ligne et sur papier. Nous croyons en effet à l’importance et à la valeur même symbolique de la réalisation d’une série de publications concernant le contexte territorial de l’Afrique du Nord, distribuées en accès libre et dédiées à l’histoire, l’archéologie et l’épigraphique, avec de nouvelles perspectives, telles que l’anthropologie et l’histoire des religions du monde ancien, l’histoire du genre et la valorisation des gisements culturels.

 

La sphère culturelle, tant de la Revue que de la Série, est celle des sciences historiques, de sciences de l’antiquité et du patrimoine. Le cadre temporel de référence va de la préhistoire à la période fatimide (XII sec.), alors que du point de vue géographique la zone retenue est celle de l’Afrique du Nord (en particulier la Tunisie et les Pays du Maghreb) qui constitue à la fois un espace géographique physique et un terme culturel de comparaison pour les études portant même sur des aspects communs à d’autres régions et sur les échanges matériels et culturels. Une attention particulière est accordée aux études portant sur les aspects liés à la muséalisation, à la restauration des monuments, aux questions de la mise en valeur des gisements culturels, matériels et immatériels.

 

La cible des responsables de la Revue et de la Série est d’encourager la recherche interdisciplinaire dans les domaines identifiés ci-dessus, pour l’Afrique du Nord et en particulier pour la Tunisie, tout en présentant les publications de la SAIC comme des « bols d’échange et de discussion », non seulement parmi les membres de la communauté des spécialistes du secteur, mais aussi entre les différents groupements académiques et la société civile, au-delà de toutes les barrières.

Pour nous, le choix de la distribution électronique, en ligne et de libre accès, est un gage de démocratie, de diffusion capillaire des idées et de libre accès pour tous à la connaissance.

 

Comment adhérer

La demande d’adhésion à la SAIC peut être compilée à l’aide d’un formulaire disponible sur le site web de l’École ; elle doit être accompagnée d’un curriculum vitae attestant d’un intérêt pour les objectifs de notre Société scientifique.

La candidature et le curriculum doivent être envoyés par courrier électronique au Président de la SAIC, prof. AttilioMastino (mastino@uniss.it) et au Secrétariat de la l’École (segretario@scuolacartagine.it).

La cotisation est de 50 euros par an (120 DT pour les Membres Correspondants résidant dans les pays du Maghreb). Toutes les institutions sont exemptées du paiement de la cotisation..

Comment nous rejoindre

Pour plus d’informations sur la SAIC, visitez le Site : https://www.scuolacartagine.it.

Pour plus de détails sur la Revue CaSteR, pour la soumission d’un article, ou si vous voulez vous proposer en tant que Réviseur, visitez le Site : http://ojs.unica.it/index.php/caster.

Pour recevoir de l’aide à l’avance, ou suivre votre article accepté, écrivez à l’adresse électronique : redazione.caster@gmail.com.

Pour soumettre le projet d’une monographie scientifique, envoyez la correspondance à : ruggeri@uniss.it.

Suivez-nous sur la page Facebook : @scuolaCartagine.

 

LA SCOMPARSA DI NOEL DUVAL (Chesnay, 24 dicembre 1929-14 dicembre 2018)

 
A 90 anni di età è scomparso ieri il nostro Maestro Noël Duval. Storico, archeologo e epigrafista francese, era specialista della tarda antichità.
Ce lo comunica con queste parole il nostro amico Mohamed-Arbi Nsiri dell’Università di Paris-Nanterre:
<<Monsieur Attilio Mastino,
Le Pr. Noël Duval s’est éteint. Disparaît un très grand spécialiste de l’Afrique du Nord et de l’Antiquité tardive. A l’instar de Claude Lepelley, il a appliqué l’exploitation des sources patristiques et archéologiques à l’étude de la vie municipale, démontrant, de manière entièrement novatrice, que l’institution de la cité se maintenait d’une façon effective jusqu’à la fin de l’Antiquité contrairement aux idées reçues de déclin ou de récession.
La personnalité de l’homme était impressionnante, à la mesure de l’œuvre, et la cuirasse se fendait souvent pour laisser entrevoir une sensibilité attentive>>.
 
Per parte nostra vogliamo ricordare i suoi interventi ai convegni internazionali su “L’Africa Romana”: al IV (Sassari 1986) con una relazione su L’épigraphie chretienne de Sbeitla (Sufetula et son apport historique”; all’VIII convegno (Cagliari 1990) con La basilique de Bénian (Ala Miliaria) est-elle un remploi du principia militaires e con la presentazione degli Actes di IVe Colloque d’histoire et d’archéologie de l’Afrique du Nord; al X (Oristano 1992) con la presentazioni del colloquio di Avignone 1990 e del volume sulle basiliche cristiane d’Algeria. Nel 1993 aveva fine scritto la presentazione del XIII volume de L’Africa Romana dedicato a Geografi, viaggiatori, militari nel Maghreb: alle origini dell’archeologia nel Nord Africa (Djerba 1998).
Nel 1953 Duval aveva iniziato come ricercatore presso l’Istituto storico romano. È stato membro della Scuola francese di Roma (1953-1955), assistente di storia all’Università di Tunisi (1955-1957), poi al Centro nazionale francese per la ricerca scientifica (1962-1963), alla Scuola del Louvre; insegnante in ruolo dal 1963 al 1969 di storia antica e archeologia presso le università di Lille e di Nantes. Nel 1960 si è interessato sia dell’archeologia ispanica e catalana e dal 1976 è stato professore alla Paris IV, Paris-Sorbonne dove ha insegnato tarda antichità e arte bizantina dell’epoca medievale. Ha lavorato fino al 1992 e poi è diventato un membro di Reial Academia de Ossa Lletres a Barcellona. Dal 1990, ha concentrato la sua attività accademica sull’opera latina Historia Augusta e nel 1994 gli è stata conferita la laurea honoris causa dall’Università di Ginevra. Ha insegnato archeologia presso l’Università autonoma di Barcellona. Duval è stato eletto fellow emeritis all’Università di Parigi nel 2007.
Condoglianze di cuore a tutti i parenti, gli allievi, gli amici.

L’intervento introduttivo al XXI Convegno de L’Africa Romana, Tunisi 7 dicembre 2018

XXIe édition du Colloque international «L’Africa romana»

L’épigraphie nord-africaine: nouvelles, relectures, autres synthèses

7 décembre 2018, Tunis

Chers Directeurs Générales, Excellence l’Ambassadeur d’Italie, Chers amis,
Nous voilà réunis encore une fois à Tunis, émus et bien heureux, à l’occasion de cet XXIe édition du Colloque international «L’Africa romana» consacré à l’épigraphie nord-africaine: nouvelles, relectures, autres synthèses, dans l’espoir d’ouvrir un nouveau chapitre de nos réunions, qui débutèrent à Sassari en 1983. Au cours de ces 35 années, nous avons été accompagnés par de nombreux maîtres, par de nombreux chercheurs, par de nombreux amis véritables engagés dans des recherches archéologiques, mais également dans la coopération entre les deux rives de la Méditerranée. L’édition 2018 a été rendue possible grâce à l’aide de nombreux sujets, l’Institut national du patrimoine dirigé par Faouzi Mahfoudh, l’Agence de mise en valeur du patrimoine et de promotion culturelle dirigée par Kamel Bchini, l’Ambassade d’Italie avec son Excellence M. Lorenzo Fanara, la Fondation de la Sardaigne, représentée aujourd’hui par la vice-president Avv. Angela Mameli. Merci à Samir Aounallah e Daouda Sow pour ce qu’ils ont fait.

Il faut aujourd’hui une forte capacité de renouvellement, de changement et de créativité: il s’agit en outre de rapprocher la culture de la vie, de lui donner du sens, de la valeur et de l’utilité ; la connaissance de la culture classique conduit à la rencontre d’un monde fantastique, extraordinaire pour sa profondeur, pour ses expériences, pour ses horizons. Rome, Carthage  et Athènes ont le charme, la capacité de séduire, de fasciner. Elles l’ont eu par le passé et elles doivent l’avoir encore plus maintenant, car l’homme d’aujourd’hui, qui vit dans une société complexe, difficile et séduisante, a encore plus besoin d’outils pour comprendre la realité. La naissance de l’École archéologique italienne de Carthage, en février 2015, répond précisément à ces besoins.

Je voudrais souligner en premier lieu qu’il est faux d’affirmer que les auteurs classiques se tournaient toujours vers le passé et non pas vers l’avenir: Seneca affirmait dans les Naturales Quaestiones :  Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet; multa saeculis tunc futuris, cum memoria nostra exoleverit, reservantur: pusilla res mundus est, nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat. Beaucoup de choses que nous ignorons seront connues de la génération future ; beaucoup de choses sont réservées à des générations encore plus éloignées dans le temps, quand même le souvenir de nous aura disparu: le monde serait une chose très petite si l’humanité n’y trouvait pas ce qu’elle cherche.

Ces mots illuminants, que nous avions adoptés dans l’entrée du palais de l’Université de Sassari, témoignent aujourd’hui de la vitalité de la culture classique et de l’importance de la recherche scientifique faite de curiosités, d’intérêts, de passions qui doivent motiver et animer le quotidien de nos chercheurs, de nos professeurs, de nos étudiants.

Nous sommes ici réunis, aujourd’hui, non seulement pour étudier les anciennes écritures, pour redécouvrir la langue latine, les autres langues de l’Antiquité, le grec, les langues parlées par les Carthaginois et les Numides, plus en général pour recouvrer l’histoire ancienne et l’archéologie classique. Nous ne ferons pas, au cours de ces trois journées, de verbosos commentarios, mais nous entrerons avec notre enthousiasme et nos découvertes au cœur du sujet, pour trouver – je veux suivre les Institutiones de Gaius – le principium de notre histoire et de notre culture (in omnibus rebus animadverto id pefectum esse quod ex omnibus suis partibus constaret et certe cuiusque rei potissima pars principium est ): d’ici vient la base d’une ouverture universaliste de plus en plus moderniste, dans un monde global qui risque de bâtir des murs, cherchant les alibis du souverainisme, sous prétexte d’une sécurité illusoire à l’intérieur de frontières blindées.

Il est bien de rappeler très fermement aux jeunes de tous les pays méditerranéens de ne pas négliger leur propre principium, un principium qui n’est pas national, mais qui situe nos pays dans une perspective universelle et globale, qui tient compte des entrelacements de l’histoire et qui nous conduit vers une ouverture de plus en plus ample et solidaire. En abordant le thème de l’intégration des immigrés, du multiculturalisme en rapport avec les identités locales, nous tenons à réaffirmer que la force de la Rome antique résidait dans une perspective supranationale, dans l’universalisme, dans le dépassement des divisions nationales. Rome a eu la capacité d’intéresser et d’impliquer les élites de nombreuses nations à son idéal. Ce même phénomène eut lieu dans le monde hellénistique, qui fut l’héritier d’Alexandre le Grand. La grande chance pour l’élite intellectuelle actuelle et donc aussi pour les savants qui se consacrent à l’étude de l’héritage des Romains et des Grecs, les professeurs de latin et de grec, les archéologues, les épigraphistes, est que leurs idéaux communs – les idéaux scientifiques avant tout – contribuent à l’harmonie entre les nations. La vocation des études classiques du futur sera de contribuer à un processus d’acculturation globale, de susciter le désir de chacun de nous d’intégrer une réalité culturelle complexe au niveau mondial, en rejetant l’idée d’appartenance à une telle race ou de mépriser les cultures perçues superficiellement comme différentes: il est nécessaire de travailler pour former cette conscience et rendre disponible tout ce qu’il faudra pour qu’une telle attitude se répande. Il est clair qu’à présent nous devons enfin nous libérer du préjugé impérialiste de la primauté de la culture occidentale, mais il faut poser d’un dialogue se réalisant dans le respect avec des intellectuels d’autres traditions, surtout en ce moment, quand la diffusion des médias de masse et les exigences de la production et de la distribution de biens tendent à massifier les modes de pensée et de communication, risquant ainsi de saper notre propre identité culturelle.

Les études sur l’antiquité grecque et romaine vivent sans aucun doute un moment d’extrême intérêt et d’importance sur le plan scientifique, si l’on considère à la fois la qualité des résultats obtenus et la bonne renommée dont nos recherches jouissent partout, pour le grand intérêt pour le patrimoine culturel; pourtant, les études anciennes souffrent à présent dans les universités et dans les écoles. Les études classiques ont d’excellentes raisons pour continuer à être pratiquées dans la civilisation moderne de la technologie et du marché, à condition que nous considérions le monde classique comme la racine constitutive de la civilisation du monde actuel et futur, que nous reconnaissions les principes de démocratie, de religion, de solidarité et de respect qui sont une expression du monde ancien mais qui surtout sont à la base de l’identitè même des nations qui donnent sur la Méditerranée, avec toute la profondeur des continents.

Sans les études classiques, le monde serait plus mauvais: nous exaltons constamment la civilisation technologique moderne, mais nous ne réalisons pas que nous le faisons uniquement en rapport avec le monde antique. Parce que, comme l’écrit Paolo Mastandrea (Quale futuro per gli studi classici in Europa ?, ed. L. Cicu, Sassari 2008), nous ne pouvons comprendre aucun de ces trois mots (civilisation, moderne, technologie) sans la culture classique. On ne comprend pas moderne sans un rapport avec l’ancien; on ne comprend pas civilisation, car la civilisation dérive de civis et civitas et se réfère donc précisément à cette dimension urbaine dans laquelle la culture classique, athénienne ou romaine, a donné son meilleur. On ne comprend pas technologie sans la techne attribuée au mythique Ephaistos, l’architecte divin, le dieu jeté par son père Zeus à l’intérieur du volcan de l’île de Lemnos, et donc boiteux et élevé par les nymphes, qui auraient appris les mystères de son art aux Sintii, à qui le héros Prométhée aurait volé le feu pour le donner aux hommes. Et sans son fils Talos, l’automate ailé qui empêchait les étrangers et surtout les Sardes de pénétrer dans l’île de Crète, les brûlant vifs et provoquant cette grimace appelée Risus Sardonius, déjà mentionnée il y a trois mille ans par Homère à propos de la grimace d’Ulysse menaçant les Proci: et Ulysse est le chef de la lignée des hommes, attaché au mât du bateau, entre les chants des sirènes, jusqu’à l’île des Lotophages, comparé à l’homme qui s’accroche au bois du salut. Strabon (17,30,20) identifia l’île de Meninx, à la frontière sud de la Petite Syrte, avec le pays des Lotophages, où quelques compagnons d’Ulysse, pour avoir goûté les fruits du lotus, sucrés et agréables aux vertus légendaires, ont oublié leur pays et leur retour: ceux qui ont mangé le fruit du lotus – raconte Homère – ne voulaient pas rentrer pour raconter ce qu’ils avaient vu, mais ils préfèrent rester parmi les Lotophages, manger du lotus et oublier le retour. Retour auquel le héros les a forcés – en pleurant – avant de partir pour l’île du Cyclope. Ulysse est certainement le prototype de l’explorateur, le voyageur par excellence, aussi bien ceci dans l’interprétation classique, que dans l’interprétation médiévale et moderne. Ulisse et Hercule, que Sénèque a célébrés comme «invictos laboribus et contemptores voluptatis et victores omnium terrorum», grâce à la sapientiae cupido et au innatus cognitionis amor. Et nous savons que l’acte fondateur de la littérature latine est la traduction de l’Odyssée de Livius Andronicus.

Si nous avons un avenir – et nous voulons en avoir un, nous voulons dépasser toute question rhétorique et exiger un futur  pour nos études -, l’avenir c’est faire comprendre aux jeunes leur rapport avec le passé et donc leur apprendre à lire leur présent par rapport au passé et le passé par rapport au présent, en faisant appel à l’inter-textualité et en redécouvrant le continuum entre le monde antique et le présent. L’expression « l’homme ne vit pas que de pain » était utilisée bien avant Jésus-Christ. Et le pain, pour nous, est aujourd’hui la civilisation technologique, mais elle ne suffit pas, il nous faut plus, une culture humaniste, fondée sur l’antiquité gréco-latine, puis sur les grandes religions. Ludus était l’école dans l’antiquité et Ludus doit devenir l’école de demain, qui ne peut pas se limiter à un devoir ; nous devons redécouvrir le plaisir qui vient de la lecture d’un texte dans sa langue originale, le plaisir de la traduction personnelle, le plaisir d’une comparaison, le plaisir d’une découverte. Nous devons saisir l’aspect ludique de la recherche, qui doit nous intéresser et nous exciter, car nous en avons assez des magistri plagosi, comme ceux qui ont appris le grec à Augustin.

Les études classiques peuvent constituer un point de repère tant pour les pays européens que, paradoxalement, pour le Maghreb et d’autres régions du monde. On a l’impression que nous faisons trop peu pour faire revivre la culture classique par la rencontre entre les deux rives de la Méditerranée et entre les différents pays, surtout après l’expérience exaltante des printemps arabes, qui a souvent dégénéré en hivers terribles. Nous n’avons pas toujours été solidaires et souvent nous n’avons pas compris l’intérêt, le respect, l’admiration qui règne au Maghreb pour notre tradition.

Plus de 40 ans ont passé depuis le congrès extraordinaire de Dakar au Senegal Africa et Roma, parrainé par l’Istituto di Studi romani sous les auspices du Senegalensium Rei publicae Princeps, Léopold Sédar Senghor, dont les actes ont été publiés en 1979 sous le titre Acta omnium gentium ac nationum conventus latinitatis litteris linguaeque favendis ; en les feuillettant, j’y ai trouvé le souhait du recteur de l’Académie de Strasbourg Argentoratensis: maneant semper vincula illa inter Africam et Europam quibus nos eadem communitate eademque inter nos caritate coniunctos nosmet sensimus.

Malheureusement, nous vivons une période de conflits entre cultures, peuples, pays, et cela aussi à cause de notre incapacité à comprendre les autres, à développer une vie en commun paisible, à laisser de côté l’égoïsme et les intérêts, à rejeter les fondamentalismes et les intolérances, même de notre part. Le monde antique nous fournit les outils pour donner naissance à une nouvelle époque fondée sur le respect des autres, sur le pluralisme et sur la valeur de la diversité. La culture classique est une composante fondamentale de la culture méditerranéenne, mais elle est aussi autre chose. Pourquoi étudier la littérature ancienne, pourquoi l’histoire? Voilà la nécessité de lire les textes dans leur langue d’origine, car la langue n’est pas vraiment un exercice logique mais un outil pour la compréhension historique des textes. La volonté d’utiliser les médias numériques disponibles, qui sont un instrument au service de la philologie, de l’épigraphie, de la numismatique, de l’archéologie, constitue aujourd’hui une forme de démocratisation de la culture. L’’utilisation, ainsi que les technologies de l’information, la télévision, le cinéma, les power points et d’autres instruments.

Au début du troisième millénaire, la culture ancienne ne cesse de nous étonner par son sens éternel de source de connaissance.

Notre Ècole voudrait se proposer comme un observatoire privilégié de la culture classique, identifiant sa valeur de formation et même d’éducation, qui ne peut se fonder uniquement sur la reconnaissance d’une complexité de la grammaire ou de la syntaxe, mais qui est liée à notre condition humaine actuelle. Non seulement dans les pays où la formation linguistique ou culturelle est plus directement liée à la culture classique, mais aussi et peut-être surtout dans les autres pays de tradition anglo-saxonne ou slave ou arabe ou berbère; et tout d’abord la valeur de l’humanitas latin, ce qui nous lie indissolublement à cet héritage complexe de la culture classique, qui ne s’inscrit pas dans un hyperuranium ethnocentrique, mais qui pénètre les nations et les peuples au cours de l’histoire, et qui est maintenant confronté aux progrès de la technologie de l’information, des sciences naturelles, de la médecine, de l’archéologie elle-même ainsi qu’à de nouvelles méthodes d’enseignement.

Admirer les traces, même infimes, de la culture classique (je pense aux légendes sur les monnaies grecques et latines qui circulent au-delà des frontières de l’empire) nous montre une temoignage d’une oikouméne où des peuples de différentes ethnies, cultures, religions, ont perçu les lueurs de la civilisation classique. La civilisation islamique s’est merveilleusement greffée sur la civilisation classique, tant au niveau de la transmission du livre qu’au niveau, plus proprement, de la transmission et de l’interaction culturelle, ce qui constitue une leçon profonde pour nos jours, qui connaissent une accélération effrayante, une nouvelle forme de provincialisation, une provincialisation non dans le sens de l’espace, mais dans celui du temps.

Donc, la culture classique comme liberté, droit, justice, solidarité, raison, poésie, art, patrimoine des hommes, difficile à atteindre, ktema eis aei, si l’on veut, d’après Thucydide, non pas comme l’objet d’études des antiquaires, ni d’érudition nostalgique. À l’époque de la mondialisation, quand le démon de l’homo oeconomicus, du marché, émerge trop souvent, la leçon ancienne et moderne de la culture classique nous apprend à nous reconnaître dans les valeurs fondées sur l’humanitas, de ce nihil humani a me alienum puto. Toujours au troisième millénaire, la leçon de la culture classique découle de la source de Castalia et répète la devise delphique du «connais-toi toi-même».

Bon travail à tous.

Attilio Mastino

Manifesto ARXXI definitivo 2018

A Tunisi si è concluso il XXI Convegno de L’Africa Romana

Si è concluso a Tunisi il XXI convegno internazionale de L’Africa Romana dedicato all’Epigrafia del Nord Africa, novità, riletture e nuove sintesi (6-10 dicembre 2018)

Il convegno è stato aperto da Daouda Sow dell’AMVPPC.

Gli interventi introduttivi sono stati di Paola Ruggeri direttrice del Centro Province Romane dell’Università di Sassari, Kamel Bchini Direttore Generale dell’Agence de Mise en valer du Patrimoine et de Promotion Culturelle, Faouzi Mahfoudh direttore generale dell’Institut National du Patrimoine, Attilio Mastino, Marco Milanese, Samir Aounallah.

 

  

All’Istituto Italiano dei Cultura di Tunisi – L’Assemblea della Scuola Archeologica Italiana di Cartagine

  

Il giorno 6 dicembre 2018, presieduta da Attilio Mastino, si è svolta a Tunisi presso l’Istituto Italiano di Cultura la Assemblea della Scuola Archeologica Italiana di Cartagine alla presenza dell’addetto culturale prof. Maria Vittoria Longhi e della vice Presidente della Fondazione di Sardegna avv. Angela Mameli.  Erano presenti i membri del Consiglio Scientifico: il Presidente onorario Piero Bartoloni, il Segretario Sergio Ribichini, il Tesoriere Michele Guirguis, in consiglieri Antonio Corda, Maria Antonietta Rizzo, Pier Giorgio Spanu, Alessandro Teatini.