Cartagine maestra e capitale del Mediterraneo secondo Emanuele Gentile

Cartagine maestra e capitale del Mediterraneo

Grazie ai Proff. Piero Bartoloni e Sergio Ribichini della SAIC (sigla per: Scuola Archeologica Italiana di Cartagine) abbiamo approfondito l’analisi del meraviglioso volume “Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique”
di Emanuele G. – lunedì 25 febbraio 2019 – 64 letture

“Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique” è un volume che mi ha affascinato profondamente in quanto rivela nella sua maestosa grandezza una città immortale del Mediterraneo. Una città che ha giocato un ruolo fondamentale su quattro scenari: Africa, Mediterraneo, Vicino Oriente ed Europa.

Da qui la necessità di approfondire la tematica andando oltre la semplice recensione del volume.

Pertanto, ho invitato i Prof. Bartoloni e Ribichini a scavare ancora più a fondo al fine di cogliere l’intima anima di Cartagine.

Il Prof. Sergio Ribichini, Segretario della SAIC, ha svolto un’ampia introduzione dove si evincono altri preziosi dettagli su Cartagine, mentre il Prof. Piero Bartoloni, Presidente Onorario della SAIC, ha risposto ad alcune nostre domande.

Eccovi, dunque, l’introduzione del Prof. Ribichini.

Esito molto a considerare vari punti, giacché tanto le prime domande (le domande sono quelle che ho posto al Prof. Bartoloni – nda) , quanto un po’ tutti i quesiti che lei pone, riguardano le fasi di ideazione, progettazione e realizzazione dello splendido volume: fasi che sono state curate da altri, non da me, intendo in particolare da Attilio Mastino e Samir Aounallah. Io sono stato invitato a partecipare con un contributo specifico, e ho comunque preso parte a tutte le fasi di discussione preliminare dei vari capitoli, giacché i due curatori sopra menzionati, una volta concepito il volume, hanno seguito il metodo della piena condivisione democratica di tutto il lavoro: di fatto, i singoli contributi sono stati fatti circolare nella loro prima stesura e dopo una revisione dei curatori, in modo che gli Autori (come vede siamo tanti autori, di varie nazionalità, interessi e competenze specifiche) potessero tenere conto del lavoro degli altri per il proprio e assicurare una omogeneità generale a tutta la pubblicazione.

Con i curatori ho poi scambiato varie considerazioni, su alcuni punti specifici. La poliedricità degli approcci e delle competenze dei singoli autori è, a mio avviso, grazie al lavoro di coordinamento che le ho appena sintetizzato, un altro degli elementi qualificanti di quest’opera, che lei stesso ha bene individuato, nella capacità che il volume ha di affrontare una notevole quantità di questioni. Per questo, inoltre, mi pare riuscito l’obiettivo di presentare Cartagine come “regina” del Mediterraneo, con un approccio innovativo, originale e aggiornatissimo che, avendo chiamato a raccolta tanti studiosi impegnati nei vari campi della ricerca contemporanea, difficilmente potrà essere eguagliato in tempi brevi e con così qualificate competenze. Provi a scorrere i capitoli e verifichi lei stesso nomi e ruoli degli autori: noti e meno noti, sono tutti protagonisti degli studi su Cartagine, dai più anziani (taluni oggi in pensione, come me) ai giovani che dai suddetti anziani sono indirizzati e incoraggiati per il loro dottorato e il loro inserimento nei ruoli della conoscenza e della salvaguardia del patrimonio culturale tunisino.

E pur appartenendo a diverse nazionalità, ci conosciamo quasi tutti, giovani e meno giovani. Il volume è “unico”, come dice lei, anche per questo, senza false modestie né nazionalismi. Mi lasci poi sottolineare altri due aspetti, che a me paiono altrettanto peculiari e qualificanti. Il primo è nel nome e nei curricola dei due curatori dell’opera: un italiano (professore di Storia Romana di vastissima notorietà internazionale) qual è appunto il prof. Attilio Mastino, e un tunisino (un Dirigente di ricerca dell’Institut National du Patrimoine, di altrettanta fama internazionale, responsabile di progetti scientifici congiunti con Paesi stranieri e molto impegnato anche nella Valorizzazione del patrimonio culturale tunisino) qual è il collega Samir Aounallah. Una coppia di nomi di alto profilo, che non solo non dimentica “a priori” il fatto che Cartagine sia patrimonio tunisino, ma che offre con questo volume un altro importante risultato di una collaborazione italo-tunisina che dura da decenni e con ottimi frutti. Un volume, per di più, realizzato con metodo democratico, condiviso tra i vari autori. Ho sui miei scaffali varie iniziative enciclopediche cui ho partecipato nel corso degli anni, dal Catalogo della Mostra “I Fenici” del 1988 a Palazzo Grassi di Venezia (tradotto in francese, inglese, tedesco, ancora in commercio), a quello per l’esposizione del Badische Landesmuseum di Karlsruhe del 2004-2005, col titolo “Hannibal ad portas. Macht und Reichtum Karthagos”, edito solo in lingua tedesca, e proseguire con varie enciclopedie delle religioni per le quali ho scritto i capitoli relativi ai Fenici e a Cartagine, in italiano e in francese. Potrei citare anche altri volumi collettanei, per lo più cataloghi di esposizioni importanti, come “La Méditerranée des Phéniciens de Tyr à Carthage” (Institut du monde arabe, Parigi 2007-2008), o anche “Carthage, Fact and Myth” (Rijksmuseum van Oudheden, di Leida, 2014-2015).

Sarebbe facile verificare, al confronto, la ricchezza dei materiali, la novità delle scoperte, l’originalità di questo volume che, ripeto, non è frutto della collaborazione estemporanea di due singoli studiosi ma è risultato di un lavoro condiviso con pari dignità da studiosi tunisini e stranieri per presentare il patrimonio archeologico di Cartagine, con i suoi tesori e la sua storia che ancora oggi, specie dopo gli avvenimenti sanguinosi al Bardo del marzo 2015, rappresenta un elemento di solidarietà culturale e sociale per tutti i paesi del Mediterraneo. Cito non a caso il principale Museo di Tunisi, giacché questo volume su Cartagine fa seguito a un altro, di analogo impianto, curato sempre da Samir Aounallah con la partecipazione di altri studiosi, tunisini ed europei, in omaggio alle vittime di quell’attentato. Parlo di “Un monument, un musée: Je suis Bardo”, Testi raccolti da Samir Aounallah, opera di ricercatori (anche italiani) che descrivono le diverse collezioni del Museo. Ho motivo di credere, insomma, e non per vana e falsa presunzione (io ho fatto ben poco), che difficilmente il volume sarà eguagliato e superato per un bel numero di anni.

Il secondo aspetto che mi sembra utile affrontare è l’edizione in sé stessa, rispetto a tante pulsioni sovraniste o nazionaliste che inquinano i nostri giorni e invadono i social media. Il libro è scritto in una lingua che oggi è in grado di raggiungere un potenziale numero di lettori assai vasto; ed è pubblicato a Tunisi, su iniziativa dei Tunisini, in una edizione graficamente impeccabile. Certo, io stesso, noi tutti ci auguriamo che possa presto essere tradotto anche in italiano per raggiungere un numero ancor più ampio di lettori e diffondersi davvero anche nelle librerie della nostra nazione. Ma già così il risultato è conseguito. Se provo inoltre a confrontare la lista degli autori di questo volume con quella di altri sull’argomento, analoghi e precedenti, trovo un altro elemento di novità che occorre segnalare. Non è l’Europa che si interessa a una antica civiltà regina del Mediterraneo, ma sono studiosi/uomini del Mediterraneo moderno che esaminano le comuni e antiche radici. Osservi altresì i logo presenti sulla quarta di copertina, in basso, accanto all’ISBN: ci troverà tre “anime” degli studi contemporanei sul patrimonio archeologico della Tunisia.

A sinistra il logo dell’Institut National du Patrimoine, che partecipa al volume con i suoi ricercatori e di Cartagine arricchisce la conoscenza con scavi e ricerche continue. A destra il logo della Agence de Mise en Valeur du Patrimoine et de Promotion Culturelle; che ha pubblicato il volume e che si occupa della valorizzazione del patrimonio archeologico tunisino, dalla preistoria al medio evo e non solo. Al centro il logo della SAIC, “Scuola Archeologica Italiana di Cartagine”, presieduta proprio da Attilio Mastino, sorta nel 2016, che si propone come voce della comunità scientifica italiana interessata alle antiche civiltà mediterranee, relativamente alle Scienze Storiche, Archeologiche e dell’Antichità, alla Storia dell’Arte, alla Conservazione, alla Valorizzazione e al Restauro dei Beni culturali. La SAIC intende favorire il coordinamento tra le iniziative della cooperazione italiana, appoggiare opportunità di ricerca, formazione e diffusione delle conoscenze, valorizzare gli apporti di ogni singola iniziativa, contribuire attivamente al dialogo interculturale e alle politiche di sviluppo della Tunisia e più in generale dei paesi del Maghreb. L’idea de libro, come avrà compreso, è nata anche a seguito della nascita della nostra Società scientifica, della stretta collaborazione paritetica tra italiani e tunisini, per la riscoperta e valorizzazione del patrimonio di Cartagine. Lavoriamo insieme, ci arricchiamo delle competenze e delle conoscenze degli altri, diamo spazio a tutte le voci della ricerca e promozione culturale, collaboriamo con l’Istituto Italiano di Cultura e l’Ambasciata di Tunisi e con tutte le istituzioni tunisine qui citate. Ma su questo non mi dilungo; ci trova al sito https://www.scuolacartagine.it/ e su Facebook (@scuolaCartagine) , mentre le nostre pubblicazioni, che proprio a “Cartagine” si intitolano, le trova disponibili gratuitamente sul sito http://ojs.unica.it/index.php/caster.

Quanto alla “grandezza” di Cartagine (eviterei di parlare di “missione”, però), mi limito a rimandare alle pagine conclusive firmate da Samir, 414-415. Sui miti di Cartagine, o meglio su Cartagine nei miti e nelle ideologie (dalla pelle di bue tagliata a strisce da una donna/regina, alla fama della terribile statua di bronzo del dio divoratore di bambini, all’infida Cartago e la rivisitazione delle guerre puniche nella propaganda fascista), il discorso sarebbe ancora più lungo, seppure non meno affascinante; ma ho scritto già troppo e spero di avere dato risposta piena alle sue domande.

Ora diamo la parola al Prof. Bartoloni.

Com’è nata l’idea di realizzare un volume così impegnativo su Cartagine?

“Un primo volume di ampio respiro e di grandi dimensioni è stato pubblicato nel 2016 per ricordare le vittime dell’attentato al Muséedu Bardo. Da questo volume è nata probabilmente l’idea di pubblicare un volume gemello su Cartagine.”

Ho definito impegnativo il volume perché è evidente che sia occorso un impressionante lavoro di coordinamento…

“Samir Aounallah e Attilio Mastino hanno coordinato il lavoro dei differenti Autori, assegnando i vari capitoli agli specialisti del ramo.”

Come si è svolto tale imponente lavoro di coordinamento anche per via del fatto che il volume affronta una quantità rilevantissima di questioni…

“Il lavoro è stato coordinato materialmente via mail e i testi prodotti sono stati esaminati da Samir Aounallah, che ha indicato ampliamenti, tagli e correzioni.”

Ciò che rende unico il volume “Cathage…” è che riesce a dare per la prima volta un’idea ben precisa e fondata della grandezza di Cartagine…

“E’ evidente che il volume è destinato anche al cosiddetto grande pubblico, ma l’interesse dell’opera è dovuto alla presenza dei contenuti delle ricerche più recenti effettuate dagli specialisti del ramo e dei singoli argomenti.”

Ho molto apprezzato questo continuum storico che abbraccia la storia di Cartagine dal periodo fenicio a quello musulmano, mentre l’attenzione di tutti si appunta solo al periodo fenicio e alla sconfitta ad opera di Roma…

“Cartagine ha avuto una sua storia anche dopo l’islamizzazione della Tunisia. Ciò che è importante è la constatazione che la storia di Cartagine fenicia e punica, dunque preislamica, è sentita come storia patria dal Popolo tunisino.E’ chiaro che Cartagine interessa anche il mondo romano, perché nessun nemico di Roma è stato così vicino alla vittoria.”

Perché “Carthage Maitresse de la Mediterranée Capitale de l’Afrique”?

“Cartagine tra la seconda metà del VI e fino alla metà del III secolo a.C. è stato il “tutore dell’ordine” del Mediterraneo occidentale. Nulla e nessuno si è mosso senza il suo beneplacito.”

Perché “Maitresse” e perché “Capitale”? Che relazione intercorre fra questi due termini?

“Maitresse significa Signora, anche in sottile ricordo della mitica regina Elissa (Didone); capitale perché tra il VI e il III secolo a.C. è stata padrona o, comunque, tutrice delle terre affacciate sul Mediterraneo occidentale.”

Cartagine ha svolto un ruolo di cerniera fra Europa, Mediterraneo, Asia Minore ed Africa; come è riuscita ad assolvere a tale delicata missione?

“Cartagine non è stata fondata come colonia solitaria, ma, tra il IX e il VII secolo a.C., numerose altre città fenicie hanno costituito i capisaldi del commercio dell’argento in tutto il Mediterraneo. Ricordo Sulky in Sardegna, Mozia in Sicilia, Huelva nella Penisola Iberica.”

Possiamo definire Cartagine la prima città moderna del mondo antico? Se si perché?

“Una sola considerazione basta a definire il valore di Cartagine nel mondo antico: si tratta, oltre ad Atene, dell’unica città di cui Aristotele ha descritto la costituzione!”

Cartagine attrae per il suo fascino… C’è molto mito nella sua narrazione, non credete?

“Molti miti di origine fenicia, greca e romana si sovrappongono, ma il nucleo centrale di origine orientale è abbastanza enucleabile. Per esempio la dicotomia tra il potere regale, che esprimeva la politica “progressista”, e quello religioso, che invece caldeggiava la politica “conservatrice”. Ancora oggi, in Oriente si verifica la stessa situazione.”

Come Cartagine ha costruito questa aurea di città leggendaria?

“Il mito lo ha costruito probabilmente Roma, in relazione alle guerre senza quartiere combattute per circa un centinaio di anni. Se il nemico vinto viene nobilitato, anche il vincitore trova ulteriore giovamento e maggiore fama.”

Ci sarà un seguito al primo volume riguardante Cartagine?

“I futuri volumi non sono in programma ma sono possibili: si potrebbero approfondire alcuni argomenti che necessariamente sono stati solo sfiorati.”

- Recensione di “Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique”:

“Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique”

- Sito ufficiale della SAIC:

SAIC

- Photo credits:

La foto di copertina è stata presa dal sito http://ripassofacile.blogspot.com

Una recensione di Emanuele Gentile al volume su Carthage

AA.VV. “Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique” (Institut National du Patrimoine/Saic/Agence de Mise en valeur du Patrimoine et de la Promotion Culturelle)

Un meraviglioso omaggio a una delle città più importanti della storia del Mediterraneo
di Emanuele G. – domenica 20 gennaio 2019

Sono venuto a conoscenza della pubblicazione di “Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique” consultando la pagina Facebook della Scuola Archeologica Italiana di Cartagine (in sigla: SAIC) e per me è stato un colpo di fulmine. Si un vero e proprio colpo di fulmine in quanto da sempre sono amante della storia del Mediterraneo. E Cartagine di questa storia ne è stata protagonista assoluta. Anzi la città faro. Non per nulla il libro utilizza due termini per definirla (intendo dire Cartagine): “Maîtresse” e “Capitale”. “Maestra” del Mediterraneo e “Capitale” dell’Africa. Sans va sans dire che i due topoi di riferimento per la millenaria storia di Cartagine sono rappresentati per l’appunto dal Mediterraneo e dall’Africa. Entità geografiche che hanno costruito il DNA su sui si è evoluta la sequela storica della città situata nell’odierna Tunisia.

Il libro nasce da un accordo fra enti di studio e ricerca sulla storia e la valorizzazione del patrimonio della Tunisia nonché sull’archeologia cartaginese quali l’Institut National du Patrimoine, la già citata Saic e l’Agence de Mise en valeur du Patrimoine et de la Promotion Culturelle. Il pool di ricercatori è stato coordinato dai professori Samir Aounallah e Attilio Mastino, mentre l’adattazione è opera dei professori Francois Baratte e Louis Maurin. Il voluminoso volume – è proprio il caso di dirlo! – è stato pubblicato a gennaio dell’anno scorso e consta di oltre 400 pagine.

“Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique” è un’opera monumentale in quanto per la prima volta si opera una sintesi approfondita e puntuale sulla città di Cartagine. Fino ad oggi erano sì stati pubblicati libri su tale illustrissima città. Tuttavia erano parziali e non onnicomprensivi. Per la prima volta, dunque, Cartagine è oggetto di uno straordinario lavoro di analisi, sintesi e studio a 360° gradi che comprende tutti gli aspetti atti a conoscere a fondo l’identità della “Città Nuova”. In fenicio Cartagine significa “Città Nuova” in quanto furono proprio i fenici provenienti da Tiro a fondarla nel IX° secolo avanti Cristo.

Tale meraviglioso volume diventerà certamente un c.d. “livre de chevet” perché finalmente contribuisce in maniera decisiva e puntuale a delucidare sui mille aspetti della storia di codesta sublime città. Un esempio su tutti. Si crede che la storia di Cartagine finisca con la III^ Guerra Punica. Niente di più sbagliato. Cartagine ha continuato ad avere un’importante e splendida funzione storica fino alla dominazione araba. E’ con gli arabi che Cartagine termina la sua sequela storica. Fra la sua fondazione e la sua fine, Cartagine ha svolto un ruolo di primaria importanza – come pochi – nella storia del “Mare Nostrum”. Aspetto che dovrebbe essere meglio evidenziato dall’insegnamento della storia nelle scuole italiane. Un insegnamento spesso lacunoso e superficiale.

Il libro è una caterva di informazioni, annotazioni, riflessioni e puntualizzazioni da lasciare davvero sorpresi. Piacevolmente sorpresi. “Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique” non è un semplice libro di storia. Tengo a precisare tale concetto. Si affronta la complessa e maestosa materia operando mediante un lavoro memorabile di sintesi fra un’infinità di elementi. Abbiamo la storia tout court. Abbiamo l’epigrafia. Abbiamo l’archeologia. Abbiamo l’economia. Abbiamo le arti. Abbiamo la geografia. Abbiamo la linguistica. Abbiamo la religione. Abbiamo la geopolitica. Abbiamo la sociologia.

Insomma, Cartagine viene analizzata sotto ogni aspetto. Senza risparmiare sforzi e lavoro. Quando si giunge alla fine del volume si ha la sensazione di una profonda soddisfazione da parte di chi ha letto “Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique”. E’ il piacere, cioé, di essere riusciti ad entrare in perfetta sintonia con lo spirito più autentico e possente della millenaria storia di Cartagine. “Carthage, Maîtresse de la Méditerranée, Capitale de l’Afrique” è una meravigliosa opera culturale perché soddisfa in pieno l’obiettivo di qualsiasi iniziativa culturale: ossia la voglia di sapere. Mi sono fatto un bel regalo davvero volendo abbracciare questo volume che ha fin da ora un posto di preminenza nella mia personale biblioteca.

E visto quanto sta accadendo nel Mediterraneo una maggiore attenzione alla sua storia – storia facondissima di cui Cartagine è una pietra preziosa senza pari – non sarebbe atto inverecondo e avventanto. Anzi…

Nominato il Comitato Scientifico e il Comitato di redazione di Epigraphica 2019

 
Il Comitato Scientifico di “Epigraphica” sarà composto da:
 
Attilio MASTINO, direttore <mastino@uniss.it>
Maria BOLLINI, condirettore <maria.bollini@unife.it>
Giulia BARATTA (Macerata) <giubaratta@yahoo.de>
Alain BRESSON (Bordeaux) <abresson@uchicago.edu>
Antonio M. CORDA (Cagliari) <mcorda@unica.it>
Paola DONATI <paola.donati@unibo.it>
Giovanni MARGINESU (Sassari) <marginesu@uniss.it>
Marc MAYER (Barcelona) <mayerolive@yahoo.es>
Stephen MITCHELL (Exeter) <mitchank@gmail.com>
Paola RUGGERI (Sassari) <ruggeri@uniss.it>
Antonio SARTORI (Milano) <antonio.sartori@fastwebnet.it>
Marjeta ŠAŠEL KOS (Ljubljana) <mkos@zrc-sazu.si>
Manfred SCHMIDT (Berlin) <mgs@custos-corporis.com>
Christian WITSCHELL (Heidelberg) <christian.witschel(at)zaw.uni-heidelberg.de>
Raimondo ZUCCA (Sassari) <momoz1967@gmail.com>
 
Il Comitato di redazione sarà composto da:
Valeria CICALA <Valeria.Cicala@regione.emilia-romagna.it>
Maria Bastiana COCCO <mbcocco@uniss.it>
Piergiorgio FLORIS <pgfloris@unica.it>
Federico FRASSON <federico.frasson@gmail.com>
Daniela RIGATO <daniela.rigato@unibo.it>.
 
Nella foto: Dougga, tempio di Caelestis 

ÉCOLE ARCHÉOLOGIQUE ITALIENNE DE CARTHAGE Documentation, Formation et Recherche

SAIC. SCUOLA ARCHEOLOGICA ITALIANA DI CARTAGINE

Documentazione, formazione e ricerca

ÉCOLE ARCHÉOLOGIQUE ITALIENNE DE CARTHAGE

Documentation, Formation et Recherche

 

Qui nous sommes

La « Scuola Archeologica Italiana di Cartagine. Documentazione, formazione e ricerca (SAIC) » est une Société Scientifique sans but lucratif, qui vise à promouvoir la coordination entre les initiatives de la coopération culturelle italienne dans la région méditerranéenne. De cette façon, elle souhaite appuyer les possibilités de recherche, formation et diffusion des connaissances et mettre en valeur les apports de chaque initiative individuelle, tout en contribuant activement au dialogue interculturel et aux politiques de développement de la Tunisie et plus généralement des Pays du Maghreb   

SAIC«ScuolaArcheologicaItaliana di Cartagina. DocumentazioneFormazione e ricerca»

Fondée en Février 2016, la SAIC se propose comme la voix de la communauté scientifique italienne intéressée aux civilisations de la Méditerranée ancienne, au sujet des sciences historiques, archéologiques et de l’Antiquité, l’histoire de l’art, la conservation, la restauration et la mise en valeur du patrimoine culturel.

La SAIC est en pleine croissance, en raison du nombre toujours croissant de tous ceux qui demandent d’y adhérer, à la fois des chercheurs spécialistes, des institutions, des départements universitaires et des centres de recherche, tant en Italie qu’en Tunisie, en France, en Espagne.Le Statut de la SAIC prévoit un nombre limité de « Membres Ordinaires » (ceux qui sont promoteurs de projets de recherche dans les pays de l’Afrique du Nord et les représentants des institutions signataires d’accords de coopération transfrontalière), de nombreux « Membres Honoraires » (ceux qui sont ou qui ont été engagés dans la recherche, la formation, la documentation et la préservation du patrimoine culturel, ainsi que les étudiants de disciplines liées aux domaines scientifiques connexes) et des « Membres Bienfaiteurs » (personnes physiques ou morales qui soutiennent les activités de la SAIC par des donations ou par d’autres formes d’aide). Il y a enfin la catégorie des « Membres Correspondants » formée par des collègues étrangers ou vivant à l’étranger. La participation à la vie de la Société est définie par un Règlement intérieur élaboré par le « Conseil Scientifique » et adopté par l’« Assemblée » des Associés.

La SAIC est autonome, mais elle fonctionne d’un commun accord avec les autorités locales concernées (pour la Tunisie : l’Agence de Mise en Valeur du Patrimoine et de Promotion Culturelle et l’Institut National du Patrimoine), avec le Ministère des Affaires Etrangères et la Coopération Internationale italien, l’Istituto Italiano di Cultura et l’Ambassade d’Italie à Tunis, d’une part, et avec beaucoup d’autres associations académiques et scientifiques, Fondations, Universités, Institutions régionales, nationales et internationales de l’autre, tant pour la coopération que pour l’appui ou le patronage.

 

SAIC soutient ses initiatives grâce à la contribution de plusieurs bienfaiteurs, notamment la Fondazione di Sardegna, et aux cotisations de ses adhérents.ت  Où nous sommes

L’École Archéologique Italienne de Carthage a plusieurs sièges, en Italie et en Tunisie.

Le siège principal et statutaire se trouve auprès de l’Université de Sassari, Dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione, Viale Umberto, 52 (07100 – Sassari).

Le centre opérationnel en Tunisie est basé à l’Istituto Italiano di Cultura, 80, avenue Mohamed V (1002 – Tunis).

Dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione, Viale Umberto, 52 (07100 – Sassari)

 

L’administration du site et la rédaction de la Revue de la SAIC sont installées à l’Université de Cagliari, Dipartimento di storia, beniculturali e territorio, section Cittadella dei Musei, Piazza Arsenale, 1 (09124 – Cagliari).

La « Bibliothèque SabatinoMoscati », crée par la SAIC, est en Tunisie : elle a été initialement établie dans les locaux de l’Agence de Mise en Valeur du Patrimoine et de Promotion Culturelle, Rue Chott Meriam – Monplaisir (1002 – Tunis), et ensuite placée dans les locaux du Musée National de Carthage, Place de l’UNESCO – Colline de Byrsa (2016 – Carthage).

 

Dipartimento di storia, beniculturali e territorio, section Cittadella dei Musei, Piazza Arsenale, 1 (09124 – Cagliari).

Ce que nous faisons

L’objectif général de l’École Archéologique Italienne de Carthage est d’agir dans le domaine de la documentation, la formation, la recherche, la conservation et la mise en valeur du patrimoine archéologique.

Pour ce faire, le « Président » de la SAIC conclut des accords de coopération scientifique avec les institutions chargées de l’enrichissement, de la sauvegarde et de la valorisation du patrimoine culturel. L’École contribue à la formation des jeunes et encourage l’organisation de cours intensifs, des stages, des masters et des doctorats, par le biais d’accords signés avec les universités italiennes et étrangères.

Elle organise aussi des symposiums, des conférences et des séminaires sur la protection du patrimoine et la coopération culturelle.

 

La SAIC a également créé une bibliothèque spécialisée dans les domaines de l’archéologie, des sciences de l’Antiquité, de l’histoire de l’art et des technologies appliquées au patrimoine culturel. Cette bibliothèque, qui est intitulée à SabatinoMoscati, a été inaugurée à Tunis le 6 Octobre 2017, par le don généreux de plus de 6.000 livres appartenant à l’illustre maître italien, qui ont été offerts par ses héritiers, ses deux filles Laura et Paola Moscati. L’École contribue maintenant à l’accroissement et à la mise en œuvre de la bibliothèque, par des volumes supplémentaires donnés par les Associés, son catalogage et son utilisation en ligne.

 

La SAIC a également démarré un projet éditorial pour la diffusion rapide des résultats de la recherche de ses Associés et de ceux qui en partagent intérêts et objectifs scientifiques. En effet, une nouvelle Revue (CaSteR) a été créée à périodicité annuelle et une nouvelle série de volumes (« Le monografiedella SAIC ») a été mise en place. Parallèlement, un Site web et une Page du réseau social Facebook ont ​​été conçus pour tous ceux qui s’intéressent à l’Afrique du Nord et à la Méditerranée antique.

 

Nos publications

CaSteR, « Cartagine. Studi e Ricerche », est une Revue de recherche de libre accès, parrainée par un Conseil scientifique international et évaluée par un Comité de lecture (open acces et peerreviewed). Elle se trouve dans les principaux moteurs d’indexation bibliographique, classée comme Revue scientifique internationale par l’European Reference Index for the Humanities and Social Sciences (ERIH Plus). CaSteR est publiée annuellement à partir de 2016, en deux éditions, en ligne et sur papier.

Parallèlement, la série « Le monografiedella SAIC » est une initiative lancée en 2017, elle aussi en deux éditions, en ligne et sur papier. Nous croyons en effet à l’importance et à la valeur même symbolique de la réalisation d’une série de publications concernant le contexte territorial de l’Afrique du Nord, distribuées en accès libre et dédiées à l’histoire, l’archéologie et l’épigraphique, avec de nouvelles perspectives, telles que l’anthropologie et l’histoire des religions du monde ancien, l’histoire du genre et la valorisation des gisements culturels.

 

La sphère culturelle, tant de la Revue que de la Série, est celle des sciences historiques, de sciences de l’antiquité et du patrimoine. Le cadre temporel de référence va de la préhistoire à la période fatimide (XII sec.), alors que du point de vue géographique la zone retenue est celle de l’Afrique du Nord (en particulier la Tunisie et les Pays du Maghreb) qui constitue à la fois un espace géographique physique et un terme culturel de comparaison pour les études portant même sur des aspects communs à d’autres régions et sur les échanges matériels et culturels. Une attention particulière est accordée aux études portant sur les aspects liés à la muséalisation, à la restauration des monuments, aux questions de la mise en valeur des gisements culturels, matériels et immatériels.

 

La cible des responsables de la Revue et de la Série est d’encourager la recherche interdisciplinaire dans les domaines identifiés ci-dessus, pour l’Afrique du Nord et en particulier pour la Tunisie, tout en présentant les publications de la SAIC comme des « bols d’échange et de discussion », non seulement parmi les membres de la communauté des spécialistes du secteur, mais aussi entre les différents groupements académiques et la société civile, au-delà de toutes les barrières.

Pour nous, le choix de la distribution électronique, en ligne et de libre accès, est un gage de démocratie, de diffusion capillaire des idées et de libre accès pour tous à la connaissance.

 

Comment adhérer

La demande d’adhésion à la SAIC peut être compilée à l’aide d’un formulaire disponible sur le site web de l’École ; elle doit être accompagnée d’un curriculum vitae attestant d’un intérêt pour les objectifs de notre Société scientifique.

La candidature et le curriculum doivent être envoyés par courrier électronique au Président de la SAIC, prof. AttilioMastino (mastino@uniss.it) et au Secrétariat de la l’École (segretario@scuolacartagine.it).

La cotisation est de 50 euros par an (120 DT pour les Membres Correspondants résidant dans les pays du Maghreb). Toutes les institutions sont exemptées du paiement de la cotisation..

Comment nous rejoindre

Pour plus d’informations sur la SAIC, visitez le Site : https://www.scuolacartagine.it.

Pour plus de détails sur la Revue CaSteR, pour la soumission d’un article, ou si vous voulez vous proposer en tant que Réviseur, visitez le Site : http://ojs.unica.it/index.php/caster.

Pour recevoir de l’aide à l’avance, ou suivre votre article accepté, écrivez à l’adresse électronique : redazione.caster@gmail.com.

Pour soumettre le projet d’une monographie scientifique, envoyez la correspondance à : ruggeri@uniss.it.

Suivez-nous sur la page Facebook : @scuolaCartagine.

 

LA SCOMPARSA DI NOEL DUVAL (Chesnay, 24 dicembre 1929-14 dicembre 2018)

 
A 90 anni di età è scomparso ieri il nostro Maestro Noël Duval. Storico, archeologo e epigrafista francese, era specialista della tarda antichità.
Ce lo comunica con queste parole il nostro amico Mohamed-Arbi Nsiri dell’Università di Paris-Nanterre:
<<Monsieur Attilio Mastino,
Le Pr. Noël Duval s’est éteint. Disparaît un très grand spécialiste de l’Afrique du Nord et de l’Antiquité tardive. A l’instar de Claude Lepelley, il a appliqué l’exploitation des sources patristiques et archéologiques à l’étude de la vie municipale, démontrant, de manière entièrement novatrice, que l’institution de la cité se maintenait d’une façon effective jusqu’à la fin de l’Antiquité contrairement aux idées reçues de déclin ou de récession.
La personnalité de l’homme était impressionnante, à la mesure de l’œuvre, et la cuirasse se fendait souvent pour laisser entrevoir une sensibilité attentive>>.
 
Per parte nostra vogliamo ricordare i suoi interventi ai convegni internazionali su “L’Africa Romana”: al IV (Sassari 1986) con una relazione su L’épigraphie chretienne de Sbeitla (Sufetula et son apport historique”; all’VIII convegno (Cagliari 1990) con La basilique de Bénian (Ala Miliaria) est-elle un remploi du principia militaires e con la presentazione degli Actes di IVe Colloque d’histoire et d’archéologie de l’Afrique du Nord; al X (Oristano 1992) con la presentazioni del colloquio di Avignone 1990 e del volume sulle basiliche cristiane d’Algeria. Nel 1993 aveva fine scritto la presentazione del XIII volume de L’Africa Romana dedicato a Geografi, viaggiatori, militari nel Maghreb: alle origini dell’archeologia nel Nord Africa (Djerba 1998).
Nel 1953 Duval aveva iniziato come ricercatore presso l’Istituto storico romano. È stato membro della Scuola francese di Roma (1953-1955), assistente di storia all’Università di Tunisi (1955-1957), poi al Centro nazionale francese per la ricerca scientifica (1962-1963), alla Scuola del Louvre; insegnante in ruolo dal 1963 al 1969 di storia antica e archeologia presso le università di Lille e di Nantes. Nel 1960 si è interessato sia dell’archeologia ispanica e catalana e dal 1976 è stato professore alla Paris IV, Paris-Sorbonne dove ha insegnato tarda antichità e arte bizantina dell’epoca medievale. Ha lavorato fino al 1992 e poi è diventato un membro di Reial Academia de Ossa Lletres a Barcellona. Dal 1990, ha concentrato la sua attività accademica sull’opera latina Historia Augusta e nel 1994 gli è stata conferita la laurea honoris causa dall’Università di Ginevra. Ha insegnato archeologia presso l’Università autonoma di Barcellona. Duval è stato eletto fellow emeritis all’Università di Parigi nel 2007.
Condoglianze di cuore a tutti i parenti, gli allievi, gli amici.

L’intervento introduttivo al XXI Convegno de L’Africa Romana, Tunisi 7 dicembre 2018

XXIe édition du Colloque international «L’Africa romana»

L’épigraphie nord-africaine: nouvelles, relectures, autres synthèses

7 décembre 2018, Tunis

Chers Directeurs Générales, Excellence l’Ambassadeur d’Italie, Chers amis,
Nous voilà réunis encore une fois à Tunis, émus et bien heureux, à l’occasion de cet XXIe édition du Colloque international «L’Africa romana» consacré à l’épigraphie nord-africaine: nouvelles, relectures, autres synthèses, dans l’espoir d’ouvrir un nouveau chapitre de nos réunions, qui débutèrent à Sassari en 1983. Au cours de ces 35 années, nous avons été accompagnés par de nombreux maîtres, par de nombreux chercheurs, par de nombreux amis véritables engagés dans des recherches archéologiques, mais également dans la coopération entre les deux rives de la Méditerranée. L’édition 2018 a été rendue possible grâce à l’aide de nombreux sujets, l’Institut national du patrimoine dirigé par Faouzi Mahfoudh, l’Agence de mise en valeur du patrimoine et de promotion culturelle dirigée par Kamel Bchini, l’Ambassade d’Italie avec son Excellence M. Lorenzo Fanara, la Fondation de la Sardaigne, représentée aujourd’hui par la vice-president Avv. Angela Mameli. Merci à Samir Aounallah e Daouda Sow pour ce qu’ils ont fait.

Il faut aujourd’hui une forte capacité de renouvellement, de changement et de créativité: il s’agit en outre de rapprocher la culture de la vie, de lui donner du sens, de la valeur et de l’utilité ; la connaissance de la culture classique conduit à la rencontre d’un monde fantastique, extraordinaire pour sa profondeur, pour ses expériences, pour ses horizons. Rome, Carthage  et Athènes ont le charme, la capacité de séduire, de fasciner. Elles l’ont eu par le passé et elles doivent l’avoir encore plus maintenant, car l’homme d’aujourd’hui, qui vit dans une société complexe, difficile et séduisante, a encore plus besoin d’outils pour comprendre la realité. La naissance de l’École archéologique italienne de Carthage, en février 2015, répond précisément à ces besoins.

Je voudrais souligner en premier lieu qu’il est faux d’affirmer que les auteurs classiques se tournaient toujours vers le passé et non pas vers l’avenir: Seneca affirmait dans les Naturales Quaestiones :  Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet; multa saeculis tunc futuris, cum memoria nostra exoleverit, reservantur: pusilla res mundus est, nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat. Beaucoup de choses que nous ignorons seront connues de la génération future ; beaucoup de choses sont réservées à des générations encore plus éloignées dans le temps, quand même le souvenir de nous aura disparu: le monde serait une chose très petite si l’humanité n’y trouvait pas ce qu’elle cherche.

Ces mots illuminants, que nous avions adoptés dans l’entrée du palais de l’Université de Sassari, témoignent aujourd’hui de la vitalité de la culture classique et de l’importance de la recherche scientifique faite de curiosités, d’intérêts, de passions qui doivent motiver et animer le quotidien de nos chercheurs, de nos professeurs, de nos étudiants.

Nous sommes ici réunis, aujourd’hui, non seulement pour étudier les anciennes écritures, pour redécouvrir la langue latine, les autres langues de l’Antiquité, le grec, les langues parlées par les Carthaginois et les Numides, plus en général pour recouvrer l’histoire ancienne et l’archéologie classique. Nous ne ferons pas, au cours de ces trois journées, de verbosos commentarios, mais nous entrerons avec notre enthousiasme et nos découvertes au cœur du sujet, pour trouver – je veux suivre les Institutiones de Gaius – le principium de notre histoire et de notre culture (in omnibus rebus animadverto id pefectum esse quod ex omnibus suis partibus constaret et certe cuiusque rei potissima pars principium est ): d’ici vient la base d’une ouverture universaliste de plus en plus moderniste, dans un monde global qui risque de bâtir des murs, cherchant les alibis du souverainisme, sous prétexte d’une sécurité illusoire à l’intérieur de frontières blindées.

Il est bien de rappeler très fermement aux jeunes de tous les pays méditerranéens de ne pas négliger leur propre principium, un principium qui n’est pas national, mais qui situe nos pays dans une perspective universelle et globale, qui tient compte des entrelacements de l’histoire et qui nous conduit vers une ouverture de plus en plus ample et solidaire. En abordant le thème de l’intégration des immigrés, du multiculturalisme en rapport avec les identités locales, nous tenons à réaffirmer que la force de la Rome antique résidait dans une perspective supranationale, dans l’universalisme, dans le dépassement des divisions nationales. Rome a eu la capacité d’intéresser et d’impliquer les élites de nombreuses nations à son idéal. Ce même phénomène eut lieu dans le monde hellénistique, qui fut l’héritier d’Alexandre le Grand. La grande chance pour l’élite intellectuelle actuelle et donc aussi pour les savants qui se consacrent à l’étude de l’héritage des Romains et des Grecs, les professeurs de latin et de grec, les archéologues, les épigraphistes, est que leurs idéaux communs – les idéaux scientifiques avant tout – contribuent à l’harmonie entre les nations. La vocation des études classiques du futur sera de contribuer à un processus d’acculturation globale, de susciter le désir de chacun de nous d’intégrer une réalité culturelle complexe au niveau mondial, en rejetant l’idée d’appartenance à une telle race ou de mépriser les cultures perçues superficiellement comme différentes: il est nécessaire de travailler pour former cette conscience et rendre disponible tout ce qu’il faudra pour qu’une telle attitude se répande. Il est clair qu’à présent nous devons enfin nous libérer du préjugé impérialiste de la primauté de la culture occidentale, mais il faut poser d’un dialogue se réalisant dans le respect avec des intellectuels d’autres traditions, surtout en ce moment, quand la diffusion des médias de masse et les exigences de la production et de la distribution de biens tendent à massifier les modes de pensée et de communication, risquant ainsi de saper notre propre identité culturelle.

Les études sur l’antiquité grecque et romaine vivent sans aucun doute un moment d’extrême intérêt et d’importance sur le plan scientifique, si l’on considère à la fois la qualité des résultats obtenus et la bonne renommée dont nos recherches jouissent partout, pour le grand intérêt pour le patrimoine culturel; pourtant, les études anciennes souffrent à présent dans les universités et dans les écoles. Les études classiques ont d’excellentes raisons pour continuer à être pratiquées dans la civilisation moderne de la technologie et du marché, à condition que nous considérions le monde classique comme la racine constitutive de la civilisation du monde actuel et futur, que nous reconnaissions les principes de démocratie, de religion, de solidarité et de respect qui sont une expression du monde ancien mais qui surtout sont à la base de l’identitè même des nations qui donnent sur la Méditerranée, avec toute la profondeur des continents.

Sans les études classiques, le monde serait plus mauvais: nous exaltons constamment la civilisation technologique moderne, mais nous ne réalisons pas que nous le faisons uniquement en rapport avec le monde antique. Parce que, comme l’écrit Paolo Mastandrea (Quale futuro per gli studi classici in Europa ?, ed. L. Cicu, Sassari 2008), nous ne pouvons comprendre aucun de ces trois mots (civilisation, moderne, technologie) sans la culture classique. On ne comprend pas moderne sans un rapport avec l’ancien; on ne comprend pas civilisation, car la civilisation dérive de civis et civitas et se réfère donc précisément à cette dimension urbaine dans laquelle la culture classique, athénienne ou romaine, a donné son meilleur. On ne comprend pas technologie sans la techne attribuée au mythique Ephaistos, l’architecte divin, le dieu jeté par son père Zeus à l’intérieur du volcan de l’île de Lemnos, et donc boiteux et élevé par les nymphes, qui auraient appris les mystères de son art aux Sintii, à qui le héros Prométhée aurait volé le feu pour le donner aux hommes. Et sans son fils Talos, l’automate ailé qui empêchait les étrangers et surtout les Sardes de pénétrer dans l’île de Crète, les brûlant vifs et provoquant cette grimace appelée Risus Sardonius, déjà mentionnée il y a trois mille ans par Homère à propos de la grimace d’Ulysse menaçant les Proci: et Ulysse est le chef de la lignée des hommes, attaché au mât du bateau, entre les chants des sirènes, jusqu’à l’île des Lotophages, comparé à l’homme qui s’accroche au bois du salut. Strabon (17,30,20) identifia l’île de Meninx, à la frontière sud de la Petite Syrte, avec le pays des Lotophages, où quelques compagnons d’Ulysse, pour avoir goûté les fruits du lotus, sucrés et agréables aux vertus légendaires, ont oublié leur pays et leur retour: ceux qui ont mangé le fruit du lotus – raconte Homère – ne voulaient pas rentrer pour raconter ce qu’ils avaient vu, mais ils préfèrent rester parmi les Lotophages, manger du lotus et oublier le retour. Retour auquel le héros les a forcés – en pleurant – avant de partir pour l’île du Cyclope. Ulysse est certainement le prototype de l’explorateur, le voyageur par excellence, aussi bien ceci dans l’interprétation classique, que dans l’interprétation médiévale et moderne. Ulisse et Hercule, que Sénèque a célébrés comme «invictos laboribus et contemptores voluptatis et victores omnium terrorum», grâce à la sapientiae cupido et au innatus cognitionis amor. Et nous savons que l’acte fondateur de la littérature latine est la traduction de l’Odyssée de Livius Andronicus.

Si nous avons un avenir – et nous voulons en avoir un, nous voulons dépasser toute question rhétorique et exiger un futur  pour nos études -, l’avenir c’est faire comprendre aux jeunes leur rapport avec le passé et donc leur apprendre à lire leur présent par rapport au passé et le passé par rapport au présent, en faisant appel à l’inter-textualité et en redécouvrant le continuum entre le monde antique et le présent. L’expression « l’homme ne vit pas que de pain » était utilisée bien avant Jésus-Christ. Et le pain, pour nous, est aujourd’hui la civilisation technologique, mais elle ne suffit pas, il nous faut plus, une culture humaniste, fondée sur l’antiquité gréco-latine, puis sur les grandes religions. Ludus était l’école dans l’antiquité et Ludus doit devenir l’école de demain, qui ne peut pas se limiter à un devoir ; nous devons redécouvrir le plaisir qui vient de la lecture d’un texte dans sa langue originale, le plaisir de la traduction personnelle, le plaisir d’une comparaison, le plaisir d’une découverte. Nous devons saisir l’aspect ludique de la recherche, qui doit nous intéresser et nous exciter, car nous en avons assez des magistri plagosi, comme ceux qui ont appris le grec à Augustin.

Les études classiques peuvent constituer un point de repère tant pour les pays européens que, paradoxalement, pour le Maghreb et d’autres régions du monde. On a l’impression que nous faisons trop peu pour faire revivre la culture classique par la rencontre entre les deux rives de la Méditerranée et entre les différents pays, surtout après l’expérience exaltante des printemps arabes, qui a souvent dégénéré en hivers terribles. Nous n’avons pas toujours été solidaires et souvent nous n’avons pas compris l’intérêt, le respect, l’admiration qui règne au Maghreb pour notre tradition.

Plus de 40 ans ont passé depuis le congrès extraordinaire de Dakar au Senegal Africa et Roma, parrainé par l’Istituto di Studi romani sous les auspices du Senegalensium Rei publicae Princeps, Léopold Sédar Senghor, dont les actes ont été publiés en 1979 sous le titre Acta omnium gentium ac nationum conventus latinitatis litteris linguaeque favendis ; en les feuillettant, j’y ai trouvé le souhait du recteur de l’Académie de Strasbourg Argentoratensis: maneant semper vincula illa inter Africam et Europam quibus nos eadem communitate eademque inter nos caritate coniunctos nosmet sensimus.

Malheureusement, nous vivons une période de conflits entre cultures, peuples, pays, et cela aussi à cause de notre incapacité à comprendre les autres, à développer une vie en commun paisible, à laisser de côté l’égoïsme et les intérêts, à rejeter les fondamentalismes et les intolérances, même de notre part. Le monde antique nous fournit les outils pour donner naissance à une nouvelle époque fondée sur le respect des autres, sur le pluralisme et sur la valeur de la diversité. La culture classique est une composante fondamentale de la culture méditerranéenne, mais elle est aussi autre chose. Pourquoi étudier la littérature ancienne, pourquoi l’histoire? Voilà la nécessité de lire les textes dans leur langue d’origine, car la langue n’est pas vraiment un exercice logique mais un outil pour la compréhension historique des textes. La volonté d’utiliser les médias numériques disponibles, qui sont un instrument au service de la philologie, de l’épigraphie, de la numismatique, de l’archéologie, constitue aujourd’hui une forme de démocratisation de la culture. L’’utilisation, ainsi que les technologies de l’information, la télévision, le cinéma, les power points et d’autres instruments.

Au début du troisième millénaire, la culture ancienne ne cesse de nous étonner par son sens éternel de source de connaissance.

Notre Ècole voudrait se proposer comme un observatoire privilégié de la culture classique, identifiant sa valeur de formation et même d’éducation, qui ne peut se fonder uniquement sur la reconnaissance d’une complexité de la grammaire ou de la syntaxe, mais qui est liée à notre condition humaine actuelle. Non seulement dans les pays où la formation linguistique ou culturelle est plus directement liée à la culture classique, mais aussi et peut-être surtout dans les autres pays de tradition anglo-saxonne ou slave ou arabe ou berbère; et tout d’abord la valeur de l’humanitas latin, ce qui nous lie indissolublement à cet héritage complexe de la culture classique, qui ne s’inscrit pas dans un hyperuranium ethnocentrique, mais qui pénètre les nations et les peuples au cours de l’histoire, et qui est maintenant confronté aux progrès de la technologie de l’information, des sciences naturelles, de la médecine, de l’archéologie elle-même ainsi qu’à de nouvelles méthodes d’enseignement.

Admirer les traces, même infimes, de la culture classique (je pense aux légendes sur les monnaies grecques et latines qui circulent au-delà des frontières de l’empire) nous montre une temoignage d’une oikouméne où des peuples de différentes ethnies, cultures, religions, ont perçu les lueurs de la civilisation classique. La civilisation islamique s’est merveilleusement greffée sur la civilisation classique, tant au niveau de la transmission du livre qu’au niveau, plus proprement, de la transmission et de l’interaction culturelle, ce qui constitue une leçon profonde pour nos jours, qui connaissent une accélération effrayante, une nouvelle forme de provincialisation, une provincialisation non dans le sens de l’espace, mais dans celui du temps.

Donc, la culture classique comme liberté, droit, justice, solidarité, raison, poésie, art, patrimoine des hommes, difficile à atteindre, ktema eis aei, si l’on veut, d’après Thucydide, non pas comme l’objet d’études des antiquaires, ni d’érudition nostalgique. À l’époque de la mondialisation, quand le démon de l’homo oeconomicus, du marché, émerge trop souvent, la leçon ancienne et moderne de la culture classique nous apprend à nous reconnaître dans les valeurs fondées sur l’humanitas, de ce nihil humani a me alienum puto. Toujours au troisième millénaire, la leçon de la culture classique découle de la source de Castalia et répète la devise delphique du «connais-toi toi-même».

Bon travail à tous.

Attilio Mastino

Manifesto ARXXI definitivo 2018